Istantanee di un cavaliere medievale. Mastino II della Scala e l’assetto “a la brida”

Statua equestre di Mastino II della Scala (prima del 1351) Museo civico di Castelvecchio Verona
Statua equestre di Mastino II della Scala (prima del 1351)
Museo civico di Castelvecchio
Verona

di Giovanni Battista Tomassini

Quando, nel 1329, Mastino II della Scala ereditò, insieme al fratello Alberto, la signoria di Verona dallo zio Cangrande la fortuna degli Scaligeri era al suo apice. Giovane e ambizioso, Mastino II (1308-1351) volle ulteriormente ampliare i domini veronesi, dimostrando coraggio e valore militare, ma non altrettanta prudenza e capacità diplomatiche del suo predecessore. La sua brama di conquista finì, infatti, per metter in allarme le altre potenze italiane, che si coalizzarono contro di lui e lo sconfissero ripetutamente. Riuscì a salvare la sua signoria ma, dopo dieci anni dal suo avvento al potere, i suoi domini si ridussero alle sole Verona e Vicenza. Alla sua morte, nel 1351, fu inumato in una splendida tomba gotica, nel complesso funerario delle cosiddette Arche Scaligere, accanto alla Chiesa di Santa Maria Vecchia. La tomba è coronata da una celebre statua equestre, il cui originale è conservato, dal 1986, nel Museo di Castelvecchio a Verona.

3 - Scudo
L’elmo con la testa di cane evoca i guerrieri cinocefali longobardi. Le ali d’aquila invece distinguono la dignità
di vicario imperiale

La statua, realizzata da autore anonimo, intorno al 1350, da un unico blocco di pietra gallina, ritrae il signore e condottiero nell’attimo che precede l’assalto in un duello. Il cavaliere è armato di lancia e scudo, protetto da un usbergo, vale a dire da una tunica di maglia metallica, da schinieri, cosciali, guanti e da un elmo, in forma di mastino alato. Il cavallo è interamente ricoperto da una voluminosa gualdrappa damascata, sulla quale è riportato lo stemma dei Della Scala (una scala d’argento in campo rosso), sia sul collo che sui piatti delle guance. La testiera è sormontata da un elmo con testa di cane analogo a quello del cavaliere.

2 - Usbergo
Il cavaliere è protetto da un usbergo, vale a dire da una tunica di maglia metallica, e da schinieri, cosciali e guanti

L’estremo realismo e la precisione nei dettagli del ritratto ci offre la possibilità di osservare da vicino l’assetto di un cavaliere medievale. In particolare, di vedere rappresentato uno dei modi di montare a cavallo tipici dell’epoca, che troviamo descritto nel libro del re portoghese Dom Duarte (1391-1438), Livro da ensinança de bem cavalgar toda sela (alle diverse tecniche equestri in uso nel tardo Medioevo e nel Rinascimento è dedicato un precedente articolo di questo blog: per leggerlo vi basta clickare su questo link: “A la brida” e “a la gineta”).

4 - Arme
Lo stemma dei Della Scala era effigiato sulla gualdrappa del cavallo, sulla sella e sulla cotta d’arme del cavaliere

Mastino II cavalca stando praticamente in piedi sulle staffe. Questa posizione è facilitata da un particolare tipo di sella, dotata di un’alta e avvolgente paletta posteriore, alla quale il cavaliere si appoggia con le natiche, e di un voluminoso arcione che oltre a sostenerlo lo protegge dai colpi dell’avversario. Le gambe del cavaliere sono distese, con i piedi leggermente portati in avanti.

La sella è caratterizzata da una paletta alta e avvolgente e da un voluminoso arcione
La sella è caratterizzata da una paletta alta e avvolgente e da un voluminoso arcione

Si tratta chiaramente di una delle due tecniche della cosiddetta equitazione “a la brida” descritta da Dom Duarte. Questo modo di montare a cavallo consisteva nel portare appunto le gambe distese: sia inforcandosi bene sulla sella, tenendo i piedi in avanti, sia montando eretti sulle staffe, senza sedersi. Secondo Dom Duarte questa seconda tecnica sarebbe più antica e, in effetti, la statua di Mastino II precede di circa una settantina d’anni il libro del sovrano portoghese.

6 - Assetto
Il cavaliere montava in piedi sulle staffe, appoggiandosi
alla paletta della sella

Osservando di profilo la statua di Mastino, si nota come il cavaliere sfiori appena il seggio e si avvalga soprattutto del sostegno della paletta e delle staffe. Non c’è però traccia della correggia con cui, secondo quanto dice Dom Duarte, alcuni cavalieri legavano le staffe sotto il ventre del cavallo, per evitare che si divaricassero.

7 - Piedi
I piedi erano tenuti in posizione parallela ai fianchi e leggermente in avanti

Il cavaliere tiene i piedi paralleli al fianco del cavallo per evitare di colpirlo accidentalmente con i lunghi speroni. Vista la posizione dei piedi e l’impaccio determinato dai cosciali e dagli schinieri, il contatto con i fianchi dell’animale non doveva essere affatto agevole. Questo spiega la lunghezza, ai nostri occhi inconcepibile, delle aste degli speroni.

Tomba equestre di Bernabò Visconti (1363) Museo di Arte Antica del Castello Sforzesco Milano - Italia
Lo stesso assetto del cavaliere si ritrova nella tomba equestre di Bernabò Visconti (1363)
Museo di Arte Antica del Castello Sforzesco
Milano – Italia

Osserviamo lo stesso tipo di assetto nel monumento equestre di Bernabò Visconti (1323-1385), che fu signore di Bergamo, Brescia, Cremona, Soncino, Lonato e Valcamonica e resse Milano insieme ai fratelli Matteo II e Galeazzo II, a partire dal 1354. Sormonta la sua tomba, attualmente conservata nel Museo di Arte Antica del Castello Sforzesco di Milano, ma in passato collocata dietro l’altare maggiore della chiesa di San Giovanni in Conca, oggi demolita. L’opera è di poco più di un decennio posteriore a quella che ritrae Mastino II. Venne realizzata nel 1363 da  Bonino da Campione (1323-1397). Mostra il condottiero montato su un poderoso corsiero. L’assetto del cavaliere è praticamente identico a quello del monumento veronese. Monta a cavallo in posizione eretta, appoggiato all’alta paletta della sella, tenendo le gambe distese sotto di sé.

Dettagli del monumento a Bernabò Visconti, tratti dal volume Society of Antiquaries of London, Archaeologia. Volume 18. London- Society of Antiquaries of London, 1817
Dettagli del monumento a Bernabò Visconti, tratti dal volume Society of Antiquaries of London, Archaeologia. Volume 18. London- Society of Antiquaries of London, 1817

Da notare che, nel monumento Visconti è precisamente rappresentato anche il morso del cavallo, che è imbrigliato con un filetto, con guardie esterne, e una doppia redine. Probabile che la redine supplementare avesse solo una funzione di sicurezza, nel caso in cui la principale si rompesse, o venisse tagliata nel corso di un duello o di una battaglia. Viene infatti tenuta semplicemente sul collo del cavallo ed è affibbiata allo stesso anello dell’altra.

10 - Visconti laterale
Nella Tomba Visconti il cavallo è imbrigliato con un filetto ad aste
e una doppia redine

Le arche Scaligere a Verona ci offrono un ulteriore testimonianza della veridicità della descrizione delle tecniche equestri in uso in epoca tardo medievale fatta da Dom Duarte nel suo trattato. Accanto al sepolcro di Mastino II, proprio sopra la porta della Chiesa di Santa Maria Antica, si trova la sepoltura del suo predecessore, Cangrande (1291-1329). Anche in questo caso il sarcofago è sormontato da una statua equestre, il cui originale viene conservato nel Museo di Castelvecchio. Cangrande vi appare in un atteggiamento decisamente meno marziale di quello del nipote. Si direbbe ritratto in una pausa prima o dopo un combattimento. Tiene l’elmo allacciato sulle spalle e l’espressione del suo volto, che si affaccia dal cappuccio dell’usbergo, è benevola e sorridente. Siede profondamente nella sella, portando i piedi in avanti, sino alle spalle del cavallo. Le ginocchia sono praticamente distese.

Statua di Cangrande della Scala (circa 1340) Museo civico di Castelvecchio Verona
Statua di Cangrande della Scala (circa 1340)
Museo civico di Castelvecchio
Verona – Italia

La sua posizione in sella è esattamente quella descritta da Dom Duarte nel secondo capitolo della terza parte della sua opera. La differenza con l’assetto della statua di Mastino II può far supporre che la posizione in piedi sulle staffe venisse adottato nei combattimenti, per meglio gestire l’ingombro della lunga lancia, mentre la posizione seduta, con i piedi in avanti, fosse utilizzata negli spostamenti e nelle parate.

12 - Cangrande 2
La statua di Cangrande mostra l’altro tipo di assetto dello stile “a la brida”

È certo che l’assetto seduto, con i piedi in avanti e le gambe distese, diventerà quello prevalentemente utilizzato nei due secoli successivi dalla cavalleria pesante. Lo ritroviamo infatti in moltissimi ritratti equestri del Quattro e del Cinquecento. Con l’avvento dell’equitazione di scuola la posizione dei piedi verrà progressivamente arretrata per garantire un più efficace e preciso impiego degli aiuti inferiori.

Le tombe di Masinto II (a sinistra) e Cangrande (a destra) presso Santa Maria Antica a Verona
Le tombe di Mastino II (a sinistra) e Cangrande (a destra) presso Santa Maria Antica a Verona

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