Bellerofonte

Cesare Fiaschi, Traité de la maniere de bien emboucher, manier et ferrer les chevaux, Paris, chez Adrien Perrier, 1564 (frontespizio)
di Giovanni Battista Tomassini
Figlio di Glauco e nipote di Sisifo, re e fondatore della città di Corinto, l’eroe si chiamava in realtà Ipponoo e assunse l’appellativo di Bellerofonte dopo aver ucciso involontariamente Bellero. Su questo punto però le fonti classiche non sono univoche: secondo alcune Bellero era il despota di Corinto, secondo altre di Siracusa, secondo altre ancora, Bellerofonte non avrebbe ucciso lui, ma suo fratello Deliade. Comunque, tutte le fonti concordano sul fatto che, a seguito di un delitto commesso involontariamente, Bellerofonte dovette lasciare la sua città natale e giunse nella città di Tirinto, dove fu ospite del re Preto. La moglie di quest’ultimo, Stenabea, si innamorò di lui, ma quando l’eroe rifiutò le sue avances, lo denunciò al marito, accusandolo di aver tentato di sedurla. Preto, cui le leggi dell’ospitalità vietavano di uccidere Bellerofonte, lo inviò allora dal suocero Iobate, re di Licia, con la scusa di consegnargli un messaggio. In realtà, nella lettera, Preto chiedeva al suocero di uccidere il giovane. Anche Iobate, però, si sentiva vincolato dalle leggi dell’ospitalità. Invece di ucciderlo direttamente, decise quindi di mandarlo contro la Chimera, un mostro che sputava fiamme e il cui corpo era composto delle parti di tre animali: un leone, una capra e un serpente.

Museo Archeologico Nazionale – Firenze (bronzo)
Secondo la maggioranza delle fonti (ma non secondo Omero), Bellerofonte affrontò il combattimento cavalcando Pegaso. Proprio grazie alla rapidità della sua cavalcatura riuscì a evitare gli attacchi del mostro, per poi ucciderlo con uno stratagemma. In punta alla sua lancia l’eroe mise infatti un pezzo di piombo che venne fuso dalle fiamme che scaturivano dalle fauci della Chimera. Bellerofonte fece quindi colare il metallo fuso nella gola della creatura, soffocandola. Iobate allora gli chiese di affrontare il popolo selvaggio dei Solimi e poi le Amazzoni. In entrambe queste sfide Pegaso contribuì in modo determinante alla vittoria dell’eroe. A questo punto, però Iobate riconobbe le virtù e il coraggio di Bellerofonte. Gli rivelò la richiesta di Preto e in segno della sua stima e amicizia gli diede in sposa sua figlia, dividendo con lui il regno.
L’ultima parte della vita di Bellerofonte fu però infelice. Omero dice che quando venne in odio agli dei, si diede ad errare per la pianura Alea evitando di incontrare gli altri uomini. Secondo altre fonti, Bellerofonte sarebbe insuperbito per i suoi successi sino a sfidare le divinità. Per questo Zeus inviò un tafano a molestare il cavallo alato che, infastidito dalle sue punture, finì per disarcionare il cavaliere.

Le figure di Bellerofonte e Pegaso sono legate a quella del dio Poseidone. Nella sua Teogonia, Esiodo sostiene che il cavallo alato fosse scaturito dal collo della Medusa, al momento in cui era stata decapitata da Perseo con una falce. In precedenza, infatti Medusa s’era unita al dio Poseidone, che per accoppiarsi con lei aveva assunto le sembianze di un cavallo. Subito il cavallo s’era innalzato alla dimora celeste degli dei, dove aveva assunto il compito di portare la folgore a Zeus. Sempre secondo Esiodo (come anche secondo Igino), lo stesso Bellerofonte sarebbe stato figlio del dio. La lotta che li oppone alla Chimera ripropone il motivo del combattimento tra un cavaliere celeste e un mostro infernale che ricorre già nelle religioni dell’Asia Minore e si ritrova trasposto nel contesto cristiano della leggenda di San Giorgio che uccide il drago. Avendo saputo ridurre all’obbedienza Pegaso, il terribile cavallo alato nato dal sangue della Medusa, l’eroe Bellerefonte ha particolarmente affascinato gli autori rinascimentali di trattati dedicati all’equitazione.
Bibliografia:
OMERO, Iliade, VI
PINDARO, Olimpiche, XIII
ESIODO, Teogonia, v. 281-286 e 325
PSEUDO-IGINO, Fabula, 157
OVIDIO, Metamorfosi, V, 250-268
TACCONE, Angelo, Bellerofonte, in AA. VV., Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Treccani, 1930.
WAGNER, Marc-André, Dictionnaire mythologique et historique du cheval, Monaco, Éditions du Rocher, 2006.