Gli astri e i cavalli

Anonimo, Il soffitto dello Zodiaco,
nella Sala delle Carte Geografiche
nel Palazzo Farnese di Caprarola (Rm)
XVI secolo

di Giovanni Battista Tomassini

Vista la larghissima diffusione che l’astrologia ebbe nel Rinascimento non deve destare meraviglia il fatto che all’epoca fosse largamente condivisa la credenza che gli astri esercitassero un’influenza determinante non solo sul destino degli uomini, ma anche sulle caratteristiche degli animali, in particolare dei cavalli. Messe al bando per i primi otto secoli dell’era cristiana dalla condanna di autori come  Sant’Agostino, le dottrine astrologiche tornarono progressivamente ad affermarsi nella cultura europea, grazie alla mediazione delle teorie aristoteliche dell’astronomo e astrologo musulmano Albumasar (IX sec.). Importanti figure della cultura medievale, come Alberto Magno e San Tommaso dimostrarono grande interesse per l’astrologia, che finì così per permeare nei secoli successivi tanto la cultura popolare quanto quella universitaria. Nel Rinascimento, sovrani e condottieri tenevano astrologi al loro servizio. È il caso, ad esempio, di Cosimo de’ Medici, con Marsilio Ficino, del celebre condottiero boemo Albrecht W. E. von Wallenstein, con Keplero e Seni, di Lodovico il Moro con Ambrogio Varese da Rosate (che predisse al papa Innocenzo VIII la morte, seguita effettivamente pochi giorni dopo).  Lo stesso Galileo Galilei, nel periodo in cui insegnò a Padova fece oroscopi a pagamento, mentre il celebre astrologo francese Nostradamus fu invitato a corte dalla regina di Francia Caterina de’ Medici.

Nel quarto libro del suo monumentale trattato La gloria del cavallo (1567), il gentiluomo napoletano Pasquale Caracciolo, sintetizza con queste parole la convinzione che anche i cavalli subissero l’influsso dei pianeti:

«Poi che necessario è (come Aristotile scrive) che questo mondo inferiore da i superni moti riceva continouamente le sue virtuti, e’l suo governo; e benché tutti i Cavalli siano soggetti à Marte, tuttavia essi partecipano ancor de gli altri». (CARACCIOLO, 1567, p. 280)

Francesco del Cossa, Allegoria del mese di Marzo,
nel Palazzo Schifanoia di Ferrara (Italia)
circa 1470

Caracciolo elenca quindi le caratteristiche dei sette “pianeti” (Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno), che corrispondono alle sette età dell’uomo: «infantia, pueritia, adolescenza, gioventù, virilità, vecchiezza, e decrepità» (CARACCIOLO, 1589, p. 280). Secondo Caracciolo, ciascuna pianeta influenza specifiche parti del corpo dell’animale (ad esempio, Saturno l’orecchia destra, la milza, la vescica, il flemma e le ossa; Giove il tatto, il polmone, le costole le cartilagini, le arterie e lo sperma, ecc.), anche se – aggiunge – gli autori non sono concordi sull’esatta corrispondenza del loro influsso. I pianeti esercitano poi un’influenza più generale sulla “complessione” dell’animale. Cosi, ad esempio, la Luna «fa l’animal flemmatico, mutabile e incostante, disforme d’occhi; mangiator ingordo, pericoloso in acqua, poco atto alla disciplina, e facile ad infermarsi» (CARACCIOLO, 1589, p. 281), mentre Venere «Dà alle criature molta gratia e venustà; massimamente ne gli occhi, e le rende amabili, spiritose, lascive e amiche dell’armonia; con temperata complessione, trovandosi ella [Venere] Occidentale» (CARACCIOLO, 1589, p. 282).

Francesco del Cossa, Allegoria del mese di Aprile
nel Palazzo Schifanoia di Ferrara (Italia)
circa 1470

Gli effetti prodotti dal potere degli astri mutano poi a seconda della posizione che essi assumono nelle dodici case in cui è suddiviso lo zodiaco. Anche i segni zodiacali determinano le caratteristiche dell’animale nato sotto la loro influenza. Così, dunque, i cavalli nati sotto l’Ariete «riescono agili, e gagliardi: col corpo carnoso, crini folti, orecchie picciole, collo lungo, e testa asciutta» (CARACCIOLO, 1589, p. 289), mentre i Gemelli generano «animali corrucciosi, ma poco durabili all’ira: sterili: ma disiderosi di cose alte; virtuosi, docili, belli, fortunati, sanguigni, e ben complessionati, perché nel mese di Maggio si trova in tutti il sangue più affinato» (CARACCIOLO, 1589, p. 289). La combinazione degli influssi indotti dai segni e dai pianeti, a seconda della configurazione astrale presente al momento della nascita, determinano effetti complessi che lo stesso autore ammette siano «difficilissimi da investigare: bisognandosi molte sottilità di regole Astronomiche, e molte minute, ma importantissime circostanze, le quali più per ispiratione divina, che per arte si possono à pena comprendere» (CARACCIOLO, 1589, p. 294). Caracciolo, però, conclude che, per quanto potente, l’influsso degli astri non può contrastare gli effetti prodotti dall’uomo che, a seconda delle sue capacità e dottrina nel governarlo e addestrarlo, potrà rovinare l’esemplare più dotato, così come migliorare e correggere quello più sfavorito:

«Non niego io già, che non consista nella libera volontà dell’huomo di adoperare ò bene, ò male il suo strumento: perché si vede tutto il giorno, un cavallo buono sotto un buon Cavaliere venir migliore, che sotto un’altro [sic]: e s’egli sarà men buono, certamente non andrà con tanto disordine, e pericolo, se lo regga un dotto artefice, quanto se il freno sia in mano di uno sciocco, e inesperto». (CARACCIOLO, 1589, p. 293)

Giovanni Maria Falconetto, Sagittario,
nella Sala dei Mesi e dello Zodiaco
di Palazzo d’Arco a Mantova (Italia)
XVI secolo

Secondo gli autori rinascimentali degli astri si doveva tener conto non solo nel valutare le caratteristiche dei diversi esemplari, ma anche nel somministrare loro le cure. Nel suo libro Delle razze, disciplina del cavalcare, et altre cose pertinenti ad essercitio così fatto (1560), Giovan Battista Ferraro avverte che in certi periodi si dovrà evitare di curare le diverse parti del Cavallo che sono soggette all’influsso dello Zodiaco:

Avertirono gli antichi nella cura di questo nobilissimo animale, ad essempio della cura dell’huomo, l’osservanza di corpi, e lumi celesti; e quella sarà di non toccare con ferro, ò fuoco quelle parti del Cavallo, soggette al Zodiaco, cioè al circolo de’ dodeci segni, mentre la luna dimora in quei segni, che signoreggiano alle membra de gli animali. Ma essendo il Cavallo animale Martiale, si fuggirà più, mentre la luna dimorando in più segni corrispondenti alle membra, have aspetto a Marte (si cita dall’edizione del trattato in Ferraro, 1602, p. 98)

Giovan Battista Ferraro, Almanacco zodiacale
per la cura del cavallo,
in Pirro Antonio Ferraro, Cavallo Frenato,
Napoli, Antonio Pace, 1602, p. 99

Anche secondo Ferraro, insomma, i segni zodiacali esercitano un’influenza sulle diverse parti del corpo del cavallo e per questo si dovrà evitare di curare quelle parti quando la Luna si trova nel segno corrispondente. Il cavallo viene infatti considerato un animale nato sotto l’influsso di Marte e per questo la Luna gli è considerata avversa. L’autore compila quindi un vero e proprio almanacco nel quale ammonisce a “non toccare con ferro o fuoco” la testa e il collo del cavallo quando la Luna è in Ariete, le spalle e le costole quando si trova in Gemelli o Cancro, mentre non vanno toccati lombi, ventre e schiena quando è nel Leone o nella Vergine. Bilancia e Scorpione influenzano invece la groppa, Sagittario, Capricorno, Acquario e Pesci le zampe, gli zoccoli e le cosce.

Giovanni Sacrobosco, De sphaera mundi, Venetia, Bartholomeo Zanetti, 1537.

Con il progredire della medicina veterinaria, però, queste credenze vennero progressivamente abbandonate e già nel testo di Carlo Ruini, Anatomia del cavallo, infermità et suoi rimedi (1598) non vengono tenute in considerazione.

Bibliografia

CARACCIOLO, Pasquale, Gloria del cavallo, Venezia, Gabriel Giolito de’ Ferrari, 1566.

FERRARO, Pirro Antonio, Cavallo frenato, Napoli, Pace, 1602.

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