Federico Mazzucchelli

(da Scuola Equestre)
di Giovanni Battista Tomassini
Discendente di una della più eminenti famiglie bresciane, figlio cadetto del conte Gianmaria, Federico nacque nel 1747. Studiò in collegio a Roma, manifestando già in quegli anni la propria passione per l’equitazione. Risale infatti a quel periodo una lettera nella quale si rivolgeva al padre lamentando che, per il continuo cavalcare, gli si consumassero tutti i pantaloni di panno. Lo pregava per tanto di dare disposizione al “pellizzare” di portargli varie mute di “braghezze” di pelle nera. In età più matura fu un fervente giacobino, tanto che nel maggio 1794 venne arrestato all’uscita dal teatro cittadino, con l’accusa di aver partecipato ai pranzi nei quali si parlava di politica. Assieme a Carlo Arici (che si faceva chiamare ex-nobile), Mazzucchelli era infatti il più risoluto animatore del cenacolo giacobino, che a Brescia si riuniva nel circolo dei Buoni Amici. Venne condannato a rimanere recluso nel Castello di San Felice sino a tutto il mese di settembre. La prigione però non ne scoraggiò la passione politica. Tre anni dopo, mentre Napoleone era ormai alle porte, firmava in qualità di presidente del Comitato di vigilanza e polizia un proclama a tutti i popoli dell’Italia libera, nel quale inneggiava all’unità di una repubblica italiana, che l’ingenuo conte bresciano sperava si sarebbe realizzata con l’aiuto di Bonaparte. La storia lo avrebbe da lì a poco completamente disilluso. Dimessosi da tutte le cariche politiche, tornò quindi ai suoi amati cavalli. Nel 1802, pubblicò a Milano un’opera intitolata Elementi di cavallerizza, poi ristampata e ampliata nel 1805, con il titolo di Scuola equestre, con belle incisioni in rame che rappresentano gli esercizi del maneggio realizzate, dalla bottega dei fratelli Bordiga, su disegni di Basilio Lasinio.Morì nel 1805. Anche la sua morte fu nel segno dell’equitazione, visto che, come è scritto nel suo necrologio apparso nel “Giornale dell’Italiana letteratura” di Padova, morì mentre montava a cavallo: «Appassionato per l’arte sua morì nell’atto stesso d’esercitarla, poiché colpito essendo a cavallo da fierissimo accidente apopletico [sic] lasciò la vita nella cavallerizza medesima a’ 28 di gennaio 1805, con dolore degli amici, e d’ogni colta persona che il conosceva» (ANONIMO, 1805, p. 282).
Bibliografia
AGLIARDI, Danilo, La famiglia, in AA. VV., Villa Mazzucchelli. Arte e storia di una dimora del Settecento, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2008, pp. 11-47.
ANONIMO Necrologia: notizie di Federico Mazzucchelli, in “Giornale dell’Italiana letteratura”, Volume 10, 1805. pp. 281-282.
FILIPPINI, Nadia Maria, Donne sulla scena politica: dalle Municipalità del 1797 al Risorgimento, in AA. VV., Donne sulla scena pubblica: società e politica in Veneto tra Sette e Ottocento, a cura di N.M. Filippini, Milano, Franco Angeli, 2006, pp. 81-137.
PECO, Luigi, I Bordiga: Benedetto e Gaudenzio Bordiga, incisori e incisori-cartografi, Borgosesia, Valsesia Editrice, 1998.