Le razze del Regno. Un manoscritto inedito di Federico Grisone (Parte 1a)
di Giovanni Battista Tomassini
Il tenore di vita di Mariano Téllez-Girón y Beaufort Spontin è entrato nella leggenda. Nell’arco di pochi decenni il dodicesimo duca di Osuna (1814-1882) riuscì a dilapidare lo sterminato patrimonio della più importante e ricca famiglia di Spagna. Ambasciatore in Russia, si spostava per l’Europa a bordo di un suo treno privato, abbandonandosi a ogni stravaganza. Si dice addirittura che facesse ferrare i propri cavalli con ferri in lega d’argento. Quando i suoi anni ormai volgevano al termine aveva accumulato un debito colossale e venne quindi costituito un Comitato dei suoi creditori che dispose l’inventario e la vendita dei suoi beni. In tre secoli, i duchi di Osuna, oltre ad aver ammassato un numero impressionante di titoli nobiliari, avevano messo insieme una meravigliosa biblioteca, di circa ventimila volumi tra opere a stampa e manoscritti. Per non disperdere questo importantissimo patrimonio culturale, nel 1884, la collezione venne comprata dallo Stato, che ne determinò la ripartizione tra le biblioteche del regno. La maggior parte dei libri venne incorporata alla Biblioteca Nacional, il resto passò alla biblioteca del Senato e a quelle di alcune tra le principali università spagnole.
Tutt’oggi il Fondo Osuna rappresenta uno delle più pregiate collezioni della Biblioteca Nacional de España, in particolare per quanto riguarda i manoscritti. La raccolta di volumi dei duchi di Osuna si andò formando a partire dai gusti e dagli obblighi politico-militari di ciascun duca. Non desta quindi meraviglia che nel patrimonio di una famiglia che annovera ben due viceré del Regno di Napoli (il primo e il terzo duca di Osuna ricoprirono questa carica, rispettivamente dal 1582 al 1586 e dal 1616 al 1620), si trovino molti testi e manoscritti di provenienza italiana. Tra questi, diversi riguardano la pratica dell’equitazione e la cura e l’allevamento del cavallo e rappresentano un vero e proprio tesoro storico delle discipline equestri. Si tratta di opere sinora inedite e per lo più sconosciute alle principali bibliografie equestri come quelli di Menessier de la Lance e di Frederick H. Hutt. Devo questa scoperta a Sabina De Cavi, brillante ricercatrice italiana, che lavora presso l’Università di Cordova e che, pur occupandosi solo tangenzialmente di questioni riguardanti la cultura equestre, mi ha segnalato la ricchezza e l’importanza di questo patrimonio.
Il pezzo più prezioso e curioso per gli storici e gli appassionati della letteratura equestre è un manoscritto pergamenaceo del XVI secolo, segnato con il numero 9246. Sul retto della prima carta riporta la seguente intestazione:
Razze del Regno / raccolte in questo volume/ brevemente da federigo grisone gentilhuomo napoletano / Ove appresso dona molti belli / avisi convenienti alla cognitione de, i, polletri et al governo et reggere / di ogni cavallo.
Si tratterebbe, insomma , di un’opera sinora sconosciuta del celebre gentiluomo napoletano che nel 1550 pubblicò il trattato Gli ordini del cavalcare, il primo testo dedicato all’equitazione pubblicato a stampa. Gli Ordini ebbero un immediato e straordinario successo, tanto da diventare il vero e proprio atto fondativo del nuovo genere letterario del trattato equestre e da valere a Federico Grisone l’appellativo di «padre dell’arte equestre» (Podhajasky, 1967, p. 18). Basti pensare che, tra il 1550 e il 1623, ne vennero stampate ventuno edizioni italiane, quindici traduzioni francesi, sei inglesi, sette tedesche e una spagnola. Senza contare le numerose versioni manoscritte, delle quali anche una in portoghese.
L’opera contenuta nel manoscritto del Biblioteca Nacional è una sorta di catalogo dei migliori allevamenti del Regno di Napoli, che vengono elencati, riproducendone il marchio e riportando alcune informazioni essenziali sulla proprietà e, quando possibile, sulla qualità dei cavalli prodotti. L’opera è integrata da un repertorio di nomi di cavalli e da alcuni consigli per la scelta dei puledri, la gestione delle scuderie e l’alimentazione dei cavalli. Dal punto di vista linguistico il testo, per quanto più semplice ed essenziale, è scritto nello stesso stile de gli Ordini di cavalcare, che vengono esplicitamente citati. Da questi aspetti sembra di poterne effettivamente attribuire la paternità allo stesso Grisone.
Trattandosi di un’opera sinora inedita e del tutto sconosciuta agli storici e agli appassionati dell’equitazione ho ritenuto opportuno dedicarle una trattazione approfondita. Per questo ho diviso questo articolo in due parti, in modo da non eccedere troppo le dimensioni dei post abituali di questo blog. In questa prima parte, dunque, ci concentreremo sul catalogo degli allevamenti, mentre in un successivo articolo riferiremo i criteri di valutazione dei puledri e i precetti che riguardano le scuderie e l’alimentazione dei cavalli.
La pubblicazione di repertori di marchi sul genere di quello presentato in questo manoscritto è ben nota. Opere come il Libro de marchi de cavalli, pubblicato anonimo a Venezia nel 1569 e poi ristampato nel 1588 e, soprattutto, il notevole La perfettione del Cavallo di Francesco Liberati, pubblicato a Roma nel 1639. Il manoscritto del Grisone somiglia più al primo che al secondo, che è opera di ben più ampio respiro. Il testo mette subito in chiaro il suo scopo eminentemente pragmatico: fornire a tutti coloro che cercano buoni cavalli un quadro chiaro dei migliori allevamenti in cui procurarseli.
Il Regno di Napole, è, situato nella più abbondante, fruttifera e dilettevole parte della Italia nel qual sono millecinquecento città, terre et castelle murate, et infinite altre ville et casali habitati. […] La onde per tante comodità che tiene di herbaggi, di Piani, Monti, Valli et acque sono molte razze per le quali, et sì conveniente il paese, che vi nascono cavalli gagliardissimi, robusti, et di lunga vita, Et con disposizione et mirabile attitudine. Per tanto volendo io darvi cognizione di alcune di esse, per utilità di tutti privati cavalieri et Prencepi che cercano di haver cavalli boni scriverò il nome degli patroni di quelle, et con la loro figura del merco. (1r)
La descrizione delle razze inizia dall’allevamento reale, la cosiddetta Razza del Re, che è il più grande ed è diviso tra due province: in Puglia e in Calabria. I cavalli dell’allevamento pugliese venivano marchiati sulla coscia destra, mentre quelli calabresi sulla sinistra. L’allevamento pugliese produceva otto diverse varietà, o “partite”, di cavalli: la Grande; la Imperiale, la Reale, la Gentile, la Favorita, la Eletta, la Picciola e la partita dei Ginetti. Queste venivano contraddistinte da un marchio supplementare impresso sulla guancia destra dell’animale. Nell’allevamento calabrese si distinguevano invece cinque “partite”: la Grande, la Mezzana, la comune, la Picciola, e quella dei Ginetti. Queste venivano identificate da un marchio impresso sulla guancia sinistra.
L’autore spiega quindi l’intenzione di elencare i principali allevamenti del Regno. Per ognuno indicherà il nome del proprietario e la località. Aggiungerà poi alcune annotazioni a riguardo di quelli di cui ha potuto “havere qualche bona cognizione” (3r). Avverte comunque che nulla esclude che anche dagli allevamenti dei quali non può fornire informazioni, possano “reuscire cavalli generosi”. Allo stesso modo previene i lettori che
le razze perfette per mancamento di stalloni ponno devenire al fine, o, vero in poco pregio. Et ugualmente le cattive, per aiuto di eccellenti cavalli, si ponno affinare et arrivare in estima grande. Così come anchora da giorno in giorno se ne potrebbero fare altre di maggiore valore, delle quali lasciarò il pensiero a quelli che verranno appresso, à farne memoria. (3r)
Seguono le riproduzioni di 136 marchi riferiti ad altrettanti allevamenti. Le annotazioni che li accompagnano sono per lo più molto sintetiche. Nella maggior parte dei casi, precisano eventuali variazioni nella marchiatura delle diverse “partite” dell’allevamento, oppure esprimono giudizi sintetici, del tipo :“ Merco della Razza della Reina di Apolonia in terra di bari (*). La qual razza è buona et perfetta” (5v), oppure “Merco della Razza del Prencepe di Salerno. In basilicata. La qual Razza suol partorire ginetti di buona taglia et di mirabile virtù” (7r). Non mancano comunque anche osservazioni critiche, come, per esempio nel caso dell’allevamento del Duca di Santo Pietro, in Terra d’Otranto: “Della qual razza se ne veggono cavalli assai corritori et destri ma sono di poca forza “(12r). Oppure come nel caso della Razza del Marchese di Lucito, in Puglia: “della quale se ne veggono reuscire cavalli eccellenti benché al generale prima era di più valore” (14v).
Più interessante dal punto di vista storico la nota che riguarda un allevamento della Basilicata, alla cui razza sarebbe appartenuto il cavallo montato da Francesco I (1494-1547), re di Francia, nella fatidica battaglia di Marignano (13-14 settembre 1515), con la quale i francesi si impadronirono del Ducato di Milano.
Merco della razza di Angeluzzo dello Tito. In basilicata. Mandatogli dal re francesco da francia, per caggione che nella giornata di marignano si trovò sopra un cavallo di tal razza et servendolo molto bene hebbe la vittoria. Talché ogn’anno mandava a comprarne polletri. Benchè hora, dopo la morte di Angeluccio, non sia di tanta perfettione. (51v)
Dopo aver presentato i marchi dei principali allevamenti, Grisone ribadisce che in realtà gli allevamenti del Regno di Napoli in cui nascono “cavalli perfetti et meravigliosi” (71r) sono molti di più di quelli citati, ma che, o perché mutano spesso il marchio, o perché hanno poche giumente, non ha ritenuto opportuno citarli.
…continua
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(*) Bona Sforza fu regina consorte di Polonia, granduchessa consorte di Lituania dal 1518
e duchessa sovrana di Bari, dal 1524.
Bibliografia
ANONIMO, Libro de’ marchi de’ caualli, con li nomi de tutti li principi et privati signori che hanno razza di cavalli, In Venetia, appresso Nicolò Nelli, 1569.
DE CAVI, Sabina, Emblematica cittadina: il cavallo e i Seggi di Napoli in epoca spagnuola (XVI-XVII sec.), in AA. VV. Dal cavallo alle scuderie. Visioni iconografiche e rilevamenti architettonici, atti del convegno internazionale (Frascati, 12 aprile 2013), a cura di M. Fratarcangeli, Roma, Campisano Editore, 2014, pp. 43-53.
HUTT, Frederick Henry, Works on horses and equitation. A bibliographical record of hippology, London, Bernard Quaritch, 1887.
LIBERATI, Francesco, La Perfettione del cavallo, Roma, per Michele Hercole, 1639.
MENNESSIER DE LA LANCE, Gabriel-René, Essai de Bibliographie Hippique donnant la description détaillée des ouvrages publiés ou traduits en latin et en français sur le Cheval et la Cavalerie avec de nombreuses biographies d’auteurs hippiques, Paris, Lucien Dorbon, 1915-21.
PODHAJASKY, Alois, The complete training of Horse and Rider. In the principles of classical Horsemanship, Chatsworth, Wilshire books Company, 1967.
TOBAR, María Luisa, Fondo Osuna en la Biblioteca nacional de Madrid, in AA.VV., Cultura della guerra e arti della pace: il 3° Duca di Osuna in Sicilia e a Napoli, (1611-1620), diretto da Encarnacion Sanchez Garcia; a cura di Encarnacion Sanchez Garcia e Caterina Ruta, Napoli, Pironti, 2012, pp. 97-122.