Una nuova generazione di amazzoni e cavalieri italiani

Andrea Giovannini a Piazza del Popolo, nel 2012.
Gli spettacoli del Carnevale Romano sono stati una formidabile vetrina di talenti
Foto © Robbi Hüner

di Giovanni Battista Tomassini

Ci sono ragioni storiche per le quali, nonostante l’Italia sia stata la culla dell’arte equestre accademica, nel nostro paese si è persa la tradizione dell’equitazione classica. Tra Otto e Novecento, infatti, l’Italia è stata epicentro di una vera e propria rivoluzione in campo equestre. È in quel periodo, infatti, che Federico Caprilli mise a punto un modo nuovo di affrontare gli ostacoli e, di fatto, inventò l’equitazione moderna. Come ogni autentica rivoluzione, il “metodo naturale” di Caprilli si affermò in netta opposizione rispetto a ciò che lo aveva preceduto. Vista l’efficacia sui campi di gara, in Italia e non solo, tutti divennero caprilliani e questo significò innanzitutto anti-accademici. Siccome di solito i discepoli tendono a essere più radicali e dogmatici dei maestri, col passare del tempo nel nostro paese si è sviluppata una sorta di vera e propria ostilità nei confronti dell’equitazione classica. Se a questo poi si aggiunge che, nei passati decenni, la Federazione Italiana Sport Equestri e i vari enti per la promozione del cavallo italiano hanno sistematicamente trascurato la trasmissione della cultura equestre è facile capire come si sia arrivati a dimenticare la nostra tradizione.

L’equitazione ufficiale, quella dei concorsi ippici e di completo, ha per troppo tempo considerato (e in molti casi tuttora considera) con sufficienza i cultori dell’equitazione accademica. Nel migliore dei casi, giudicandoli degli stravaganti conservatori, ma nel peggiore bollandoli addirittura come dei guitti da circo (dimenticando che anche Baucher si esibì per anni in un circo). D’altra parte, è anche vero che chi in un contesto così ostile si appassionava alle forme barocche dei cavalli iberici e sognava l’eleganza dei cavalli riprodotti nelle stampe degli antichi trattati, sino a poco tempo fa doveva arrangiarsi da autodidatta, trovando ben pochi (direi pochissimi) maestri dai quali apprendere l’arte sottile del maneggio. Di conseguenza, a parte alcuni casi sporadici, il livello medio dei cavalieri che si professavano “classici” in Italia è stato per molto tempo davvero mediocre. Solo pochi cavalieri illuminati, hanno avuto la cultura, la sensibilità e i mezzi per andare a cercare all’estero i fermenti ancora vivi dell’autentica equitazione accademica.

Eva Rosenthal ha dimostrato di essere un’amazzone capace di spaziare dall’alta scuola al dressage
Eva Rosenthal ha dimostrato di essere un’amazzone capace
di spaziare dall’alta scuola al dressage

Oggi lo scenario sembra lentamente, ma significativamente cambiare. C’è una nuova generazione di cavalieri italiani che sta caparbiamente emancipandosi da quel dilettantismo che in Italia ha purtroppo caratterizzato la pratica dell’equitazione classica negli anni passati. Giovani che hanno avuto l’umiltà e l’ostinazione di studiare, di lavorare sodo, di cercarsi i migliori maestri, e di progredire insieme ai propri cavalli.

Penso, per esempio, a Eva Rosenthal. Cresciuta nella scuderia del grande maestro portoghese Luis Valença, Eva ha dimostrato di essere un’amazzone completa, capace di spaziare dall’alta scuola al dressage, cogliendo risultati entusiasmanti nel campionato Italiano di Dressage, nel Master Iberico, e arrivando a partecipare ai Campionati del Mondo ad Aachen, nel 2006.

Ottimi i risultati anche di un cavaliere e atleta come Andrea Giovannini. Con Soelada, una cavalla PRE di sei anni che lui stesso ha addestrato e allenato sin dall’inizio, lo scorso ottobre è salito due volte sul podio del Campionato Italiano di Dressage ad Arezzo, vincendo una medaglia d’argento e una di bronzo, a coronamento dei tanti altri successi colti sui campi di gara. Ma l’impegno che Andrea mette in vista dei suoi ambiziosi obiettivi sportivi, non gli ha fatto perdere il gusto di esibirsi anche in spettacoli equestri nei quali, oltre alla sua abilità nel dressage e nell’alta scuola, dimostra anche le sue spericolate capacità di volteggiatore.

Gianluca Coppetta si esibisce a Roma sul suo Cardinero © Barbara Roppo 2012
Gianluca Coppetta si esibisce a Roma sul suo Cardinero
Foto © Barbara Roppo 2012

È per molti versi parallelo il percorso seguito da un altro cavaliere romano di talento, Gianluca Coppetta. Anche lui associa la partecipazione a ottimi livelli nelle competizioni nazionali di dressage, alle esibizioni in spettacoli equestri nazionali e internazionali. Gianluca ha saputo farsi apprezzare con le sue raffinate esibizioni a Cheval Passion ad Avignone, al Salon du Cheval di Parigi e a Roma, nello splendido scenario di Piazza del Popolo, durante il Carnevale Romano.

Per quanto diversi siano il carattere e il curriculum di Francesco Vedani, è certo che la sua personalità esuberante, la sua straordinaria verve comunicativa e la sua cultura equestre abbiano molto contribuito alla divulgazione nel nostro paese di un’equitazione fondata sui principi classici e ispirata a un’ideale di leggerezza. Oltre alle qualità tecniche, di Francesco apprezzo soprattutto il suo coraggio di mettersi in gioco e la sua voglia di confrontarsi con gli altri. Magari anche polemizzando, ma animando una discussione sull’equitazione che è cibo per lo spirito.

Negli ultimi anni Francesco Vedani ha contribuito alla divulgazione nel nostro paese di un’equitazione ispirata a un’ideale di leggerezza
Negli ultimi anni Francesco Vedani ha contribuito alla divulgazione nel nostro paese
di un’equitazione ispirata a un’ideale di leggerezza

Negli anni si è fatta apprezzare anche la solida professionalità di Silver Massarenti. Formatosi in Camargue e in Spagna, Silver è un cavaliere che non fa proclami, ma che nel tempo ha costruito un proprio solido bagaglio tecnico. Insieme a Maria Baleri e a Francesca e Riccardo Di Giovanni ha inoltre realizzato un meritorio progetto educativo, che ha portato l’equitazione e l’amore per il cavallo in molte scuole primarie e secondarie del comprensorio di Travagliato, in provincia di Bergamo.

Ma sono ancora tanti i nomi che si potrebbero fare e sicuramente ne ometto troppi per sperare che qualcuno non se la prenda a male. Mi piace però citare almeno il talento del siciliano Giuseppe Cimarosa, che ha saputo tradurre il suo amore per il cavallo in una forma di espressione artistica, ma anche in uno strumento di riscatto personale e di testimonianza civile contro la mafia. Ed è da apprezzare l’impegno profuso da Francesco Nidoli, sempre in Sicilia, così come da Michele Massarelli e Alessandro Tameni a Brescia per divulgare, a piccoli passi, una visione più corretta dell’equitazione classica. Sicuramente positivo è poi l’intento che anima i cavalieri italiani che si richiamano all’Ecole de légèreté di Philippe Karl. E non va dimenticato l’impulso che a questa evoluzione dello scenario italiano ha dato quel potente incubatore di idee e di talenti che sono stati gli spettacoli del Carnevale Romano.

Silver Massarenti  su Jerez (PRE) - © Laura Santelli nel 2012
Silver Massarenti su Jerez (PRE) – © Laura Santelli nel 2012

A questa nuova generazione di cavalieri dico unitevi, parlatevi, collaborate, superate quell’individualismo che è sempre stato il limite principale dello spirito italiano. Anche se su certe cose la vedete diversamente. Confrontatevi. Fate gruppo. Fatevi sentire come una realtà significativa dell’equitazione del nostro paese. Non accontentatevi di restare cani sciolti. Per troppo tempo in questo ambiente si è temuto che mettendosi insieme ci si sarebbe fatti ombra l’uno con l’altro. In realtà, è tutto il contrario. Perché insieme ci si mette reciprocamente in luce.

E soprattutto basta sétte. Basta guerre di religione. Classicisti contro ostacolisti, filo spagnoli contro filo francesi, lusitofili contro germanisti, baucheristi contro dressagisti, guelfi contro ghibellini. Non se ne può più! Ma di cosa stiamo parlando? In Italia c’è ancora gente che crede che alta scuola significhi far zampettare un cavallo come una scimmia ammaestrata a bastonate e intanto voi vi azzuffate in diatribe da puristi?Quando ci sarà un vero movimento equestre dell’equitazione classica in Italia si potranno tenere tutti i dibattiti e le dispute più accese, ma oggi chi ha una visione più seria e professionale di questa disciplina ha il dovere di divulgarla e di impegnarsi per darle la dignità che merita. E questo si potrà fare solo quando, messe da parte le rivalità meschine e i piccoli tornaconti personali, si comincerà a guardare a un orizzonte un po’ più vasto di quello della propria scuderia. Anche confrontandosi con le altre discipline.

Giuseppe Cimarosa è un artista impegnato anche in una testimonianza civile contro la Mafia © Alexander Portnoy e Giuseppe Cimarosa
Giuseppe Cimarosa è un artista impegnato anche in una testimonianza civile contro la Mafia
© Alexander Portnoy e Giuseppe Cimarosa

Ho il privilegio di montare a cavallo in un bel centro equestre, dove si pratica prevalentemente il completo e dove ci sono cavalieri che competono a livello nazionale e internazionale. All’inizio, non lo nego, quando sono arrivato con il mio PRE, mi guardavano come uno un po’ strano. Ma col passare del tempo ci siamo conosciuti. E ci siamo resi conto che in fondo non facevamo cose diverse e opposte. Anzi, conoscendoci abbiamo capito che i fondamenti della buona equitazione sono gli stessi, che si salti un ostacolo, o che si faccia una piroetta al galoppo. Perché alla base c’è il nostro amore per questi animali meravigliosi. Ed è sul terreno comune del nostro rispetto e della nostra dedizione verso i cavalli, che possiamo e dobbiamo far crescere il movimento equestre italiano.

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